mercoledì 22 febbraio 2012

Vendono gli dèi quello che danno

La cosa migliore di questa cronaca è il titolo, che del resto, come tutti sanno, non è mio. Appartiene a Fernando Pessoa. Nel caso vi fosse ancora qualcuno che non sa chi è Fernando Pessoa, dirò che quest'uomo fu un poeta che ne sapeva molto di queste faccende di dèi e degli affari che loro fanno. Ne sapeva tanto che dovette inventare, dentro di sè, altri personaggi che lo aiutassero a sopportare il peso e il giogo del sapere. E neppure così potè vivere in pace.
Molto di quel che si scrive non sono altro che glosse del già detto. Sicchè anche questa cronaca è una glossa, scritta in tono minore, di un verso che non ne ha bisogno. Ma le circostanze possono più della volontà, e stavolta non ho volontà sufficiente per resistere all'ossessione di questo verso: "Vendono gli dèi quello che danno". E affinchè la cronaca non sia del tutto gratuita, mi figuro un lettore ingenuo, di quelli che non vanno oltre il senso letterale del testo e che, dunque, non riescono a capire come e perchè si vende una cosa data. Del resto, se mettiamo da parte queste alte cortesie poetiche, perfino in una raccolta di proverbi da quattro soldi troviamo l'equivalente. Dice il popolo (o diceva) che "quando l'elemosina è generosa, il povero diffida".
Solo che qui il popolo e il poeta discordano. Perchè il poeta, alla fine, non diffida, riceve dalle mani degli dèi quel che gli dèi gli danno e se ne va per il mondo come un trionfatore, mostrando a tutti i benevoli doni di cui l'hanno colmato.
Finchè arriva il giorno che ne esigono il pagamento, e siccome in quest'affare non si impegnano soldi, nè gli dèi accettano pagamenti in denaro, il poeta paga con l'anima, l'unica ricchezza che ha e l'unica che gli dèi accettano come moneta adeguata, proprio per questo hanno messo in piedi l'affare. Allora il poeta (non deve esserlo necessariamente: basta che si tratti di un uomo che gli dèi hanno scelto, la cosa riguarda loro) lascia cadere le braccia, scopre l'inganno e mormora: "Vendono gli dèi quello che danno".
Che cosa vendono gli dèi, dando? 
Tutto quanto esalta l'uomo, tutto quanto lo innalza. Vendono l'intelligenza acuta, vendono la sensibilità esacerbata, vendono la lucidità implacabile, vendono l'amore appassionato. E tutto ciò, che è di fatto cammino di perfezione (di gloria nel senso più alto del termine), diventa d'improvviso l'inferno in terra. Gli dèi circondano di mura la vittima prescelta e la lasciano sola in quell'arena sacrificale. E' la solitudine, è il più grande spettacolo del mondo. Siedono gli dèi sulle gradinate e se la spassano. Non entrano leoni nel circo - magari entrassero. Non ci sono combattimenti di gladiatori - magari ce ne fossero. Gli dèi sono intenditori e sanno che tali banalità nulla aggiungerebbero al piatto forte del menù: la lotta dell'uomo per conservare la propria anima.
Come finisce lo spettacolo? Sempre allo stesso modo. L'anima è passata di mano in mano, girata e rigirata, gli dèi si sono indicati l'un l'altro le ferite sanguinanti, le vecchie cicatrici. Intanto al centro dell'arena l'uomo è un gomitolo informe. Di nuovo sazi, gli dèi, con un gesto sdegnoso gli restituiscono l'anima ed escono dal circo. Alla ricerca di un'altra vittima.
Laboriosamente, con difficoltà, l'uomo reintegra in sè quel cencio che gli è stato reso. E' ciò che ha di più prezioso. Ora che è nudo, sa di non avere altra ricchezza. Abbatte, come può, il muro con cui l'hanno circondato ed esce in campo aperto. Gli dèi si allontanano, conversando e ridendo. In fondo non hanno colpa: sono fatti così.
L'uomo si raddrizza e cerca di respirare. Fa i primi passi. E come chi si lamenta con se stesso, va dicendo: "Vendono gli dèi quello che danno". Auguriamoci che non lo dimentichi.
Ma sarà uomo se non lo dimenticherà?

da Di questo mondo e degli altri di José Saramago

1 commento:

  1. E' la solitudine il più grande spettacolo del mondo, è lì che ogni uomo può avere l'occasione di "mettere in scena" realmente ciò che E', senza utilizzare ciò che HA, senza paraventi o maschere.

    Chi incontra nella propria vita momenti di solitudine dell'anima può godere di una grande opportunità.

    Gli dèi lo sanno e un'occasione la danno sempre, prima o poi.

    Dito

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