martedì 8 gennaio 2013

Saggi sulla lingua

"Tutta la vita esiste in virtù di un equilibrio - quello tra forze atomiche centripete e centrifughe all'interno della cosiddetta materia inorganica; quello tra integrazione e disintegrazione, o anabolismo e catabolismo, nella materia organica o viva. Così, una società che, in quanto composta da enti vivi pensanti, è un ente vivo mentale, una specie di organismo psichico, deve obbedire alla stessa legge della vita, e ugualmente esiste in virtù dell'equilibrio fra le due forze - una che tende a conservarla, ma che se non bene equilibrata la porterebbe alla stagnazione; un'altra che, se ugualmente non lo fosse, la porterebbe alla distruzione e alla dissoluzione.
Non è difficile comprendere che forze siano queste.
La contemplazione della politica, in ogni tempo o paese, ce le rivela: alcune volte le mostra in maniera più chiara, altre meno, ma sono sempre lì, fondamentali, se le sappiamo cercare.
La prima, la forza integratrice, è la tradizione - cioè l'attaccamento al passato, alla consuetudine, all'uso. La seconda, la forza disgregante, la chiameremo dunque, per contrasto, l'anti-tradizione - ovvero l'ansia di novità, l'istinto della moda e del cambiamento. Non la chiameremo progresso, poichè non ha un significato preciso, significa cose differenti per persone differenti; in secondo luogo perchè quello sviluppo nelle scienze e nelle arti, e i suoi risultati nell'applicazione pratica, che possiamo chiamare progresso, risultano nella scienza, esclusivamente dall'opera degli eminenti, e non della nazione o della società intera e, come conseguenza sociale, non dalla semplice anti-tradizione, ma come risultato finale dell'equilibrio tra questa e la tradizione.
Se la tradizione predomina sull'anti-tradizione, la società tenderà alla stagnazione, all'abbruttimento; se l'anti-tradizione predomina, la società tenderà all'anarchia. In entrambi i casi il progresso, la cultura e la civiltà, si corrompono e si indeboliscono. Entrambe le forze sono necessarie, però ognuna, considerata a sè, è nociva, come è nocivo il suo predominio sull'altra, lo squilibrio fra le due."
da Saggi sulla lingua
Fernando Pessoa