martedì 2 dicembre 2014

Devo molto a quelli che non amo

Devo molto
a quelli che non amo.

Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l'amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come una meridiana,
capisco
ciò che l'amore non capisce,
perdono
ciò che l'amore mai perdonerebbe.

Da un incontro a una lettera
passa non un'eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che trovi sui ogni atlante.

È merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perché mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

"Non devo loro nulla" –
direbbe l'amore
sulla questione aperta.
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-106789>

sabato 26 luglio 2014

"Problema di uomini" José Saramago

"Vedo dai sondaggi che la violenza sulle donne è l’argomento numero quattordici tra le preoccupazioni degli spagnoli, nonostante si contino tutti i mesi sulle dita delle mani, e  sfortunatamente non ci sono sufficienti dita, le donne assassinate da quelli che credono essere i loro padroni. Vedo anche che la società, nella pubblicità istituzionale e in singole iniziative civili, anche se un po’ alla volta, si rende conto che è un problema degli uomini e che solo gli uomini lo devono risolvere. Da Siviglia dall’Estremadura spagnola ci è giunta notizia, qualche tempo fa, di un buon esempio: manifestazioni di uomini contro la violenza. Fino ad oggi erano soltanto le donne a scendere in piazza per protestare contro i continui maltrattamenti subiti dalle mani dei mariti e compagni (compagni, triste ironia), che, mentre in moltissimi casi prendono la forma di fredda e deliberata tortura, non disdegnano l’assassinio, lo strangolamento, la pugnalata, lo sgozzamento, l’acido, il fuoco. La violenza da sempre perpetrata sulle donne ha trovato nel carcere in cui si è trasformata il luogo della coabitazione (ci rifiutiamo di chiamarla casa), lo spazio per eccellenza per l’umiliazione quotidiana, per il maltrattamento abituale, per la crudeltà psicologica come strumento di dominio. Il problema è delle donne, si dice, e questo non è vero. Il problema è degli uomini, dell’egoismo degli uomini, del malato sentimento possessivo degli uomini, della pigrizia degli uomini, questa miserabile codardia che li autorizza a usare la forza contro un essere fisicamente più debole e a cui è stata sistematicamente ridotta la capacità di resistenza psichica. Qualche giorno fa a Huelva, applicando le regole dei più grandi, alcuni adolescenti di tredici e quattordici anni hanno violentato una ragazza della loro stessa età affetta anche da una deficienza psichica, forse perché pensavano di aver diritto al crimine e alla violenza. Diritto a usare quello che consideravano loro. Questo nuovo atto di violenza di genere, più quelli avvenuti questo fine settimana, a Madrid una ragazzina assassinata, a Toledo una donna di trentatre anni uccisa davanti a sua figlia di sei, avrebbero dovuto far scendere in piazza gli uomini. Forse 100mila uomini, solo uomini, manifestando per le strade, mentre le donne sui marciapiedi a lanciargli fiori, questo sarebbe potuto essere il segnale di cui la società ha bisogno per combattere, dal suo interno e senza scrupoli, questa insopportabile vergogna. E la violenza di genere, con o senza la morte, cominci a essere uno dei primi dolori e preoccupazioni dei cittadini. È un sogno, è un dovere. Può non essere un’utopia."
José Saramago
da O caderno di Saramago

"Il sangue in Chiapas" José Saramago

"Ogni sangue ha la sua storia. Scorre senza sosta nei labirintici meandri del corpo e non perde la rotta né il significato, rende rosso all’improvviso il viso e sfuggendogli lo impallidisce, irrompe bruscamente da un taglio nella pelle, si trasforma in protezione per una ferita, inonda campi di battaglia e luoghi di tortura, si converte in fiume sull’asfalto di una strada. Il sangue ci guida, il sangue ci innalza, con il sangue dormiamo e con il sangue ci svegliamo, con il sangue ci perdiamo e salviamo, con il sangue viviamo, con il sangue moriamo. Diventa latte e alimenta i bambini al collo della madri, diventa lacrima e piange su gli ammazzati, diventa rivoluzione e alza un pugno chiuso e un’arma. Il sangue si serve degli occhi per vedere, capire e giudicare, si serve delle mani per il lavoro e per le carezze, si serve dei piedi per andar dove il dovere comanda. Il sangue è uomo e donna, si copre di lutto o di festa, pone un fiore alla cintura, e quando prende nomi che non sono i suoi è perché questi nomi appartengono a tutti quelli con lo stesso sangue. Il sangue sa molto, il sangue sa il sangue che ha. A volte il sangue monta a cavallo e fuma la pipa, a volte guarda con occhi secchi perché il dolore li ha seccati, a volte sorride con una bocca da lontano e un sorriso da vicino, a volte nasconde la faccia ma lascia che l’anima si mostri, a volte implora la misericordia di un muro muto e cieco, a volte è un bambino insanguinato che cammina con le braccia alzate, a volte disegna figure vigili sulle pareti delle case, a volte è lo sguardo fisso di queste figure, a volte lo legano, a volte si libera, a volte si fa gigante per superare le muraglie, a volte ferve, a volte si calma, a volte è come un incendio che spazza via tutto, a volte una luce quasi soave, un sospiro, un sogno, un riposo della testa nella forza del sangue che ci sta accanto. C’è del sangue che fino a quando è freddo brucia. Questo sangue è eterno come la speranza."
José Saramago
da O caderno di Saramago

Vado dove mi porta il naso

"Le istruzioni per l'uso devo averle perse nel liquido amniotico.
Le dritte erano tutte storte 
e le carte non erano attendibili,
la maga una burlona 
e il mimo un ciarlatano. 
Stregacomandacolor un'esaltata. 
Ambarabaciccicocò mi concedeva solo due opzioni
allora ho provato con i dadi che ne offrivano sei,
ma è stato il caos. 
Ho chiesto agli Dei e mi è stato detto:
Vai e impara! 

Da autodidatta mi sono scritto un manuale 
che in seguito ho bruciato.

Ho deciso di portarmi dove mi porta il naso. 
Oggi sul tronco di un albero ho inciso alcune semplici regole:

La fiducia rende ciechi.
Il dolore chiude.
La gioia apre.
L'illusione ha un sapore dolce.
La delusione ha un gusto amaro.
L'idea di una vita può invalidare le possibili vite.
L'idea di un amore può inibire probabili amori."
C.C.

mercoledì 11 giugno 2014

Ho smesso

"Ho smesso di cercare di comprendervi,
ho smesso di ascoltarvi.
Ho messo tappi speciali, 
alle orecchie,
per filtrare i lamenti, 
i ricatti travestiti da problemi.
Verranno bloccati alla frontiera da guardie speciali. 
Le ho chiamate "Spalle" di nome e "Chesialzano" di cognome. 
("Blablabla" di soprannome.)
Scivoleranno veloci,
imbrattati di sapone da bucato.
Mi pare di vederli scorrere,
velocissimi,
come scendessero da uno scivolo a spirale simile a quello di un parco acquatico. 
Rigorosamente giallo, o azzurro. 
Splash!!!
Mi tuffo anche io. 
Da un trampolino che si chiama "Numero" di nome e "Tre" di cognome. 
Ma non di testa,
che mi ricordo ancora del corso di nuoto e della paura.
Mi tuffo a candela.
Poi rimarrò tanto con la faccia sotto un'acqua limpida e sarò fresca di giornata.
Ad occhi aperti.
Desidero ardentemente nuotare a stile libero
e mentre loro scivolano dallo scivolo
pensare soltanto a soluzioni."
C.C.

L'amore ci chiede innocenza

[...] L'amore ci chiede innocenza. Quella del bambino che si apre al mondo. Perché il dono che ci fa amore, non è la persona che ce lo suscita, ma il mondo che, attraverso quella persona, si dischiude ai nostri occhi. Un mondo mai visto perché le nostre difese, in quell'occasione sono cadute. E, con le difese, anche i nostri modi, lussuriosi o pudichi, di concepire l'amore.Vertigine del pensiero che si trova tra pensieri mai pensati, tonalità affettiva per le cose di tutti i giorni che, per consuetudine, prima ci erano indifferenti, luminosità dello sguardo che si è aperto in modo del tutto nuovo sul mondo, parole nuove rispetto a quelle abituali che prima dicevamo e sentivamo. La nostra anima, come effetto di ogni incontro d'amore, ci cede il suo segreto e ci fa conoscere quel mondo sconosciuto che noi siamo e, fino ad allora, ignoravamo.Questo è l'amore, e non l'altro che ci ama o non ci ama come vorremmo che lui ci amasse. Perché quando le nostre attese pregiudicano l'amore, già abbiamo perso l'innocenza, e con essa la chiave che ci porta alla scoperta di tutte le nostre parti segrete che, con l'avanzare degli anni, rischiano di morire senza essere mai nate. [...]

CIT.


martedì 11 marzo 2014

Tre fratelli

Nella Banca del Tempo lavoravano tre fratelli:
Passato 
Presente
Futuro
Passato prestava ricordi 
e al suo sportello c'era sempre fila.
Presente prestava momenti
e aveva tanti clienti spreconi, scialacquatori e pieni di rimpianti.
Futuro prestava speranze a tasso di interesse elevatissimo 
e in paese si mormorava che i suoi avventori la pagassero davvero cara la speranza:
indebitati fino al collo 
e fino alla fine dei loro anni 
vivevano sperando e morivano aspettando.

Cristiana Cesari

lunedì 10 febbraio 2014

Le cose che contano

Sto contando le cose che contano.
Le ho appoggiate tutte sul letto,
trasformate in parole su fogli volanti.
A gambe incrociate mi siedo a guardarle.
Le prendo, 
una ad una.
La leggo. La vedo. Ripenso e ricordo.
Accartoccio,
e tento un canestro.
Riconto.
Riguardo.
Rileggo.
Non posso.
Non riesco a contare le cose che contano.
Non stanno mai ferme. Neppure se scritte su un foglio volante.
Mi gira la testa.
Si muovono,
partono,
cantano e danzano,
parlano, 
gridano,
ridono e piangono,
amano, soffrono,
giocano e tornano.
Vivono.
Muoiono.
Non posso contare le cose che contano.

Cristiana Cesari

venerdì 3 gennaio 2014

Meteo




Oggi è stato un giorno speciale
non ho visto nuvole
non ho visto sole.
Ho sentito poche interferenze,
nessuna perturbazione.
Ero un microclima.
Il risveglio è stato nebbioso,
uscire dalla cintura termica difficoltoso,
la colazione cremosa.
Il viaggio metereologicamente stabile,
il travaglio sereno,
il ritorno anabatico.
Potevo sperare in un arcobaleno,
ma il timore di burrasca non mi ha concesso la calma di vento.
Nel tardo pomeriggio è arrivata la pioviggine,
ed ho temuto un rovescio,
ma i piccoli nipoti di Scirocco hanno scaldato la mia atmosfera.
Ora l'occhio scende come un catabatico,
spegne la luna,
e cerca la quiete.

Cristiana Cesari




giovedì 2 gennaio 2014

Posologia

Dosaggio:

Dieci grammi di scoperte con conseguente stupore.
Otto grammi di ansia da prestazione.
Cinque di dolore.
Cinque di gioia pura.

Trenta grammi di allegria.
Quindici di adrenalina.
Una bustina di Aulin.

Ventotto di pura fatica fisica.
Diciannove di serenità.
Quattordici di rabbia ben indirizzata.
Sette grammi di malinconia.
Una birra media.

Un grammo di nostalgia.
Tre di tristezza.
Venti grammi di desiderio.
Dieci di voglia pura.
Dieci di puro godimento.
Un cucchiaino di Betotal. O un VOV.

Undici grammi di paura.
Dodici di pura mortificazione.
Undici pure di coraggio.
Ferrograd.

Cinque grammi di noia.
Cinque di morte apparente.
Cinque di quel male dentro al cuore
che pensi "ora muoio".
Una sigaretta.

Nove grammi di entusiasmo.
Nove di "sto toccando il cielo con un dito".
Nove di "sono sottoterra".

Perfetto!
Va tutto bene.
Siamo vivi.

Cristiana Cesari

Pulizie di primavera



Sto mettendo via un bel po' di sogni.
Alcuni nel cofanetto delle occasioni perdute.
Altri nel cassetto dei ricordi.
I più infantili li porterò a scuola.
Le utopie dentro le scarpe.
A quelli chiacchieroni taglierò la lingua e quelli muti li lascerò morire soli,
per punirli della loro codardia.
I sogni antichi li metterò in un vaso e li ricoprirò di terra.
Quelli moderni rimarranno intrappolati nel televisore.
I sogni sciocchi li ho già calpestati.
I più ostinati li nasconderò dietro gli occhiali.

Cristiana Cesari