[...] Se fosse un caso di agnosia, adesso il paziente vedrebbe quello che aveva sempre visto, cioè non gli si sarebbe verificata alcuna diminuzione dell'acutezza visiva, è che il cervello, semplicemente, sarebbe diventato incapace di riconoscere una sedia là dove ci fosse una sedia, in altre parole avrebbe continuato a reagire correttamente agli stimoli luminosi trasmessi dal nervo ottico, ma per usare termini comuni, alla portata di gente poco informata, avrebbe perso la capacità di sapere che sapeva, e tanto più, di esprimerlo.[...]
[...] siamo talmente lontani dal mondo che fra poco cominceremo a non saper più chi siamo, neanche abbiamo pensato a dirci come ci chiamiamo, e a che scopo, a cosa ci sarebbero serviti i nomi, nessun cane ne riconosce un altro, o si fa riconoscere, dal nome che gli hanno imposto, è dall'odore che identifica o si fa identificare, noi, qui, siamo come un'altra razza di cani, ci conosciamo dal modo di abbaiare, di parlare, il resto, lineamenti, colore degli occhi, della pelle, dei capelli, non conta, è come se non esistesse, io vedo ancora, ma fino a quando.[...] da Cecità di José Saramago
Titolo originale | Ensaio sobre a Cegueira |
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Autore | José Saramago |
1ª ed. originale | 1995 |
Genere | romanzo |
Sottogenere | romanzo a sfondo sociale, romanzo ciclico |
Ambientazione | una città senza nome |
Protagonisti | la moglie del medico |
Coprotagonisti | Il medico, il primo cieco e sua moglie, la ragazza dagli occhiali scuri, il vecchio con la benda nera sull'occhio e il ragazzino strabico |
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