mercoledì 6 giugno 2018

Elogio del'inquietudine

Sento una radicale insicurezza. E' la mia dannazione e forse la mia fortuna. Nessun attimo è al sicuro. Appena prendo una postura più salda mi bastano due passi per sgretolarmi. Tra un respiro e l'altro c'è il vuoto, come se vivessi su un ponte di spaghi. Forse così è la vita di tanti, così è la vita delle persone che mi piace incontrare. Quelli che sanno che l'attimo terribile può arrivare in qualunque momento, quelli che non hanno mai preso dimora nel mondo, semplicemente si aggirano per capire dove sono capitati, cosa possono combinare su questa piccola terra tonda. Bisogna fare qualcosa per riconoscerci nel frastuono, per dirci in silenzio quello che abbiamo da dirci. Siamo creature dell'urgenza. Siamo istigati a lottare ogni giorno per raggiungere cose a cui abbiamo già rinunciato. Lottiamo pur essendoci già convinti che l'unica cura è la resa. Io voglio passare il resto della mia vita con voi. 
Ditemi dove siete, non importa con chi siete, non dovete darmi nulla, dovete solo farmi riconoscere la vostra inquietudine, farmi vedere che siamo frammenti dello stesso vaso. Non possiamo educarla questa inquietudine, sarebbe uno spreco. Non possiamo affondarla in una pace falsa, in una bontà vuota. E allora confidiamo di diventare ogni giorno più fragili, più indifesi, la nostra forza è non volere nessuna sicurezza, nessun privilegio.


da Resteranno i canti
di Franco Arminio
Bompiani

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