sabato 26 luglio 2014

"Problema di uomini" José Saramago

"Vedo dai sondaggi che la violenza sulle donne è l’argomento numero quattordici tra le preoccupazioni degli spagnoli, nonostante si contino tutti i mesi sulle dita delle mani, e  sfortunatamente non ci sono sufficienti dita, le donne assassinate da quelli che credono essere i loro padroni. Vedo anche che la società, nella pubblicità istituzionale e in singole iniziative civili, anche se un po’ alla volta, si rende conto che è un problema degli uomini e che solo gli uomini lo devono risolvere. Da Siviglia dall’Estremadura spagnola ci è giunta notizia, qualche tempo fa, di un buon esempio: manifestazioni di uomini contro la violenza. Fino ad oggi erano soltanto le donne a scendere in piazza per protestare contro i continui maltrattamenti subiti dalle mani dei mariti e compagni (compagni, triste ironia), che, mentre in moltissimi casi prendono la forma di fredda e deliberata tortura, non disdegnano l’assassinio, lo strangolamento, la pugnalata, lo sgozzamento, l’acido, il fuoco. La violenza da sempre perpetrata sulle donne ha trovato nel carcere in cui si è trasformata il luogo della coabitazione (ci rifiutiamo di chiamarla casa), lo spazio per eccellenza per l’umiliazione quotidiana, per il maltrattamento abituale, per la crudeltà psicologica come strumento di dominio. Il problema è delle donne, si dice, e questo non è vero. Il problema è degli uomini, dell’egoismo degli uomini, del malato sentimento possessivo degli uomini, della pigrizia degli uomini, questa miserabile codardia che li autorizza a usare la forza contro un essere fisicamente più debole e a cui è stata sistematicamente ridotta la capacità di resistenza psichica. Qualche giorno fa a Huelva, applicando le regole dei più grandi, alcuni adolescenti di tredici e quattordici anni hanno violentato una ragazza della loro stessa età affetta anche da una deficienza psichica, forse perché pensavano di aver diritto al crimine e alla violenza. Diritto a usare quello che consideravano loro. Questo nuovo atto di violenza di genere, più quelli avvenuti questo fine settimana, a Madrid una ragazzina assassinata, a Toledo una donna di trentatre anni uccisa davanti a sua figlia di sei, avrebbero dovuto far scendere in piazza gli uomini. Forse 100mila uomini, solo uomini, manifestando per le strade, mentre le donne sui marciapiedi a lanciargli fiori, questo sarebbe potuto essere il segnale di cui la società ha bisogno per combattere, dal suo interno e senza scrupoli, questa insopportabile vergogna. E la violenza di genere, con o senza la morte, cominci a essere uno dei primi dolori e preoccupazioni dei cittadini. È un sogno, è un dovere. Può non essere un’utopia."
José Saramago
da O caderno di Saramago

"Il sangue in Chiapas" José Saramago

"Ogni sangue ha la sua storia. Scorre senza sosta nei labirintici meandri del corpo e non perde la rotta né il significato, rende rosso all’improvviso il viso e sfuggendogli lo impallidisce, irrompe bruscamente da un taglio nella pelle, si trasforma in protezione per una ferita, inonda campi di battaglia e luoghi di tortura, si converte in fiume sull’asfalto di una strada. Il sangue ci guida, il sangue ci innalza, con il sangue dormiamo e con il sangue ci svegliamo, con il sangue ci perdiamo e salviamo, con il sangue viviamo, con il sangue moriamo. Diventa latte e alimenta i bambini al collo della madri, diventa lacrima e piange su gli ammazzati, diventa rivoluzione e alza un pugno chiuso e un’arma. Il sangue si serve degli occhi per vedere, capire e giudicare, si serve delle mani per il lavoro e per le carezze, si serve dei piedi per andar dove il dovere comanda. Il sangue è uomo e donna, si copre di lutto o di festa, pone un fiore alla cintura, e quando prende nomi che non sono i suoi è perché questi nomi appartengono a tutti quelli con lo stesso sangue. Il sangue sa molto, il sangue sa il sangue che ha. A volte il sangue monta a cavallo e fuma la pipa, a volte guarda con occhi secchi perché il dolore li ha seccati, a volte sorride con una bocca da lontano e un sorriso da vicino, a volte nasconde la faccia ma lascia che l’anima si mostri, a volte implora la misericordia di un muro muto e cieco, a volte è un bambino insanguinato che cammina con le braccia alzate, a volte disegna figure vigili sulle pareti delle case, a volte è lo sguardo fisso di queste figure, a volte lo legano, a volte si libera, a volte si fa gigante per superare le muraglie, a volte ferve, a volte si calma, a volte è come un incendio che spazza via tutto, a volte una luce quasi soave, un sospiro, un sogno, un riposo della testa nella forza del sangue che ci sta accanto. C’è del sangue che fino a quando è freddo brucia. Questo sangue è eterno come la speranza."
José Saramago
da O caderno di Saramago

Vado dove mi porta il naso

"Le istruzioni per l'uso devo averle perse nel liquido amniotico.
Le dritte erano tutte storte 
e le carte non erano attendibili,
la maga una burlona 
e il mimo un ciarlatano. 
Stregacomandacolor un'esaltata. 
Ambarabaciccicocò mi concedeva solo due opzioni
allora ho provato con i dadi che ne offrivano sei,
ma è stato il caos. 
Ho chiesto agli Dei e mi è stato detto:
Vai e impara! 

Da autodidatta mi sono scritto un manuale 
che in seguito ho bruciato.

Ho deciso di portarmi dove mi porta il naso. 
Oggi sul tronco di un albero ho inciso alcune semplici regole:

La fiducia rende ciechi.
Il dolore chiude.
La gioia apre.
L'illusione ha un sapore dolce.
La delusione ha un gusto amaro.
L'idea di una vita può invalidare le possibili vite.
L'idea di un amore può inibire probabili amori."
C.C.